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updated 9:58 AM UTC, Apr 24, 2024

Preparate la via del Signore - Avvento, 2023

 

Da fra Patrick McSherry, OFMCap

Prefazione

Ascoltando omelie e leggendo libri sulla vita spirituale, sono stato spesso colpito dalle interpretazioni monastiche o clericali delle Scritture che sono alla base delle riflessioni. Prese alla lettera e senza reinterpretazioni, queste nozioni possono essere idonee per i monaci e i chierici [lascio a loro il giudizio], ma offrono poco ai laici e ai non monastici. La storia di Marta e Maria, per esempio, è stata sovrapposta alle nozioni di stili di vita “contemplativi o attivi” - una nozione estranea al Gesù storico e al testo biblico. Allo stesso modo, l’Avvento è stato messo in ombra da una certa “passività” che contraddistingue la vita claustrale, ma che non è particolarmente adatta alla vita “nel mondo”. Certo, il cammino interiore è essenziale per la crescita umana e spirituale, ma il fatto di collegarlo al periodo dell’Avvento può ridurre il potenziale impatto del cristiano nel fare la differenza nel mondo. Offro una considerazione alternativa basata su testi scritturali comunemente utilizzati durante l’Avvento. Luca ci dice (1,76-77): Andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza.

 

Omelia per la Seconda Domenica di Avvento

C’è una progressione nelle letture di oggi:

  • “Mentre aspettate nuovi cieli e una terra nuova…” (la seconda lettura)
  • “Preparate la via del Signore…” (la prima lettura e il Vangelo), e
  • il Salmo 85 indica come farlo: essendo servitori della giustizia, della verità e della pace.

 

Soprattutto durante l’Avvento e la Quaresima, — parafrasando Bell Hooks — sono spesso colpito dal pericoloso narcisismo promosso da una certa spiritualità privatistica e claustrale, che si concentra quasi esclusivamente sull’auto-miglioramento individuale e così poco sulla pratica dell’amore nel contesto della comunità.

Spinto dalla convinzione che il Natale è “l’Amore-reso-visibile,” credo che l’Avvento non serva tanto a prepararci interiormente a ricevere Cristo.

I vangeli ci dicono ripetutamente che Gesù era un galileo. Non si tratta solo di una descrizione geografica. I galilei erano noti per essere dei sovversivi con la voglia di scuotere e cambiare la società. Nel nostro zelo religioso troppo spesso abbiamo scambiato Gesù il galileo e lo abbiamo addomesticato nell’immagine di Gesù il monaco.

In Avvento ci viene ripetuto più volte che ci sono ancora alte montagne che devono essere abbassate, valli che devono essere innalzate, e strade tortuose che devono essere raddrizzate. Il messaggio, mi sembra, è che non siamo nell’attività di ristrutturazione, cioè ognuno di noi ristruttura la propria casa, lo spazio privato, ma siamo una squadra di costruttori per migliorare il mondo. Viviamo in un mondo in cui l’amore è in gran parte invisibile. Le persone sono alimentate con una dieta costante di negatività e sospetto, tanto da essere desensibilizzate a riconoscere il vero amore. Siamo chiamati a rendere il nostro mondo capace di riconoscere amore, rendendolo visibile nel nostro carne, rendendolo riconoscibile nelle nostre azioni, in modo che possano riconoscere l’amore di Dio-fatto-carne quando lo sperimentano.

In Avvento cerchiamo i miracoli... luce quando nebbia fitta avvolge le nazioni [Is 60,2]; speranza nel mezzo di una profonda tristezza se non di una depressione; gioia in mezzo a tanto dolore e strazio. Spesso non ascoltiamo il messaggio del profeta che è rivolto a noi, non a Dio. Guardiamo al giorno del Signore quando verrà e interverrà, ma non ascoltiamo il messaggio che il profeta ci rivolge direttamente: preparate voi la via, riempite voi le buche; spianate voi la strada, e poi il Signore verrà. Ascoltiamo ciò che Giovanni Battista e Maria hanno fatto per preparare la via del Signore, ma poi volgiamo subito lo sguardo al presepe e ci sentiamo soddisfatti che la Scrittura si sia compiuta in Giovanni, in Maria e in Gesù. Invece di diventare noi stessi una manifestazione visibile dell’amore, un amore incarnato, spesso ci accontentiamo di indicare alle persone un Presepe bello ma finto, con figure di plastica.

Come disse Jim Palmer: dire alle persone che Dio le ama è buona teologia, ma mostrare alle persone che le si ama è ciò che trasforma il mondo. A volte i miracoli sono solo persone buone con un cuore gentile che Dio ha mandato nel mondo.

Rimangono alte montagne che devono ancora essere spianate prima della gloriosa venuta del Signore: l’ingiustizia, il pregiudizio, l’ignoranza e l’animosità tra i popoli. La fede può davvero rimuovere le montagne, ma non sorprendetevi se Dio vi passa una pala.

(Grazie a Fra. Patrick McSherry OFMCap per questo articolo ispiratore e a liltigers.net per la bella immagine).