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Mons. Francesco Saverio Toppi

Mons. Francesco Saverio Toppi OFMCap, Venerabile

In tempi brevissimi, in poco meno di 9 anni, dal 4 giugno 2013, con l’invio della lettera di richiesta per l’istruzione dell’Inchiesta diocesana per raccogliere le testimonianze e la relativa documentazione, al 20 gennaio 2022, con la pubblicazione, dopo l’approvazione del Santo Padre Francesco, del Decreto super vita virtutibus, Mons. Francesco Saverio Toppi, frate cappuccino e Arcivescovo Prelato di Pompei, ha percorso un passo decisivo nell’iter canonico previsto per le Cause di beatificazione e canonizzazione.

Ciò significa che Mons. Toppi ha vissuto in maniera “eroica” le virtù teologali e cardinali nonché quelle del suo stato di consacrato, di sacerdote e di vescovo e, allo stesso tempo, gli viene conferito il titolo di Venerabile.

Il Decreto super virtutibus, inoltre, apre la strada alla presentazione di un fatto straordinario, cioè non spiegabile scientificamente o, più semplicemente detto, un miracolo, attribuibile alla sua intercessione. Raccolte le prove e la documentazione relativa con la prevista Indagine diocesana, la Congregazione delle Cause dei Santi esaminerà e studierà il caso, attraverso periti esperti della materia in esame. Se, al termine, dell’iter previsto si giungerà alla dichiarazione che il caso presentato non è spiegabile scientificamente e sia attribuibile all’intercessione del Venerabile, si procederà al rito di beatificazione.

Un miracolo che a tutt’oggi ancora non c’è, o meglio di cui ancora non si ha notizia, ma che potrebbe essere già in cammino!

Mons Fracesco saverio ToppiCenni biografici.

Mons. Francesco Saverio Toppi è stato Arcivescovo Prelato di Pompei e ha irradiato la gioia dell'essere cristiani fino all'ultimo giorno della sua esistenza. La sua persona, il suo sorriso sempre accogliente, la fedeltà al Cristo crocifisso e risorto, il suo amore totale e incondizionato per Maria, per la Chiesa e per i poveri furono, costantemente, il centro della sua umanità e della sua vocazione sacerdotale. E, infatti, Mons. Toppi, fin dalla tenerissima età, sente radicarsi il desiderio di una donazione totale al Signore Gesù Cristo.

Nato in un borgo rurale, Brusciano, in provincia di Napoli, il 26 giugno 1925, in una famiglia di tradizione contadina, sana e robusta nella fede, vive la sua infanzia con una tale vivacità da esser sì amato, dai fratelli e dalle sorelle, ma generando anche preoccupazione per le monellerie che da piccolo riesce a organizzare. L'esuberanza del carattere e la vivace intelligenza, nella piccola età, diventano come mine vaganti nell'ordinato mondo degli adulti. Brillante nei risultati scolastici, esprime, durante la preparazione per la prima comunione, la decisione di farsi “monaco”.

Si tratta, infatti, di una decisione anche se i familiari, che lo conoscono come imprevedibile, a causa delle continue marachelle, non vi danno alcun peso: "Vincenzo monaco? Non è possibile!”.

Invece il 19 ottobre del 1936 è accolto nel seminario serafico di Sant'Agnello di Sorrento e, nel 1940, termina gli studi ginnasiali nel seminario vescovile di Pozzuoli. Continua i suoi studi liceali tra Avellino e Nola dove, tra il 1944 e il 1948 completa gli studi teologici. Nello stesso anno è accolto nel noviziato dei Frati Minori Cappuccini e il 7 luglio 1946 emette la professione perpetua. Riceve l’Ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1948.

Lo studio prima e l'insegnamento poi, lo vedono all’Università Gregoriana di Roma, dove si laurea in Storia Ecclesiastica e in seguito a Napoli dove insegna, nel convento di Sant'Eframo Vecchio, Storia Ecclesiastica. La sua umanità, che già da bambino lo faceva amare da tutti, è come maturata meravigliosamente incanalando le esuberanze infantili nel solco della fede e della cultura.

Colto, intellettuale raffinato, si diploma in Biblioteconomia e in Archivistica. L’Ordine gli affida servizi di responsabilità e di autorità che accetta in uno stile di pura obbedienza impegnandosi con grande umiltà. Innamorato di Cristo, strada maestra per la conoscenza del Mistero trinitario, fa di Lui il centro e il riferimento di ogni pensiero, parola e azione.

Celebrare il Mistero eucaristico sarà per lui, fino all'ultimo giorno, il dono meraviglioso e che fa tremare, posto nelle mani del sacerdote. Preso dal Mistero, a volte, si sprofonda nella contemplazione tanto da far durare, un po' troppo a lungo, la celebrazione eucaristica. Invitato a ridurre il tempo, obbedirà vivendo la rinuncia come una correzione verso il proprio egoismo.

Spesso celebrando il Sacramento della Riconciliazione è totalmente assorbito dal Signore quasi accorgendosi di non essere lui a parlare. Riguardo a questi fenomeni la sua più grande sofferenza è la paura di ingannare se stesso e soprattutto le anime. Si consiglia con alcuni Direttori e Maestri di spiritualità: don Dolindo Ruotolo lo rasserena dicendogli che l’opera di Dio è in lui. La rassicurazione di stare nella volontà di Dio gli viene anche dal gesuita Padre Cappello, da Mons. Pasquale Mazzone, dal vocazionista Padre Nicola Assouad e da Padre Giuseppe Galasso. Tutti rispondono alla stessa maniera: “Sta’ tranquillo... Pensa ad amare Gesù e non ti preoccupare di niente”, “C’è il dito di Dio”, “Non puoi opporti”, “Lascia fare al Signore”. Nella primavera del ’56 Padre Francesco ha un incontro con Padre Pio a San Giovanni Rotondo dal quale sente ripetere le stesse rassicurazioni degli altri Padri. Il frate di Pietrelcina lo vuole come figlio spirituale: seguiranno altri luminosi incontri.

Superiore Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Napoli dal 1959 al 1968, nell’espletamento di questi incarichi si reca più volte in America Latina e in Africa. In Brasile apre una missione, ora Provincia, nel Sud dello Stato di Bahia.

Nominato Ministro provinciale a Palermo dal 1971 al 1976, in un momento di difficoltà e di crisi nei rapporti interni alla Provincia palermitana, anche a rischio della propria vita, riuscirà con la preghiera, la dolcezza e l'umiltà, a ricondurre la fraternità cappuccina all'unità e alla concordia. Tornerà nel silenzio dell'anonimato, frate tra i frati, senza mai perdere il sorriso da cui traspare la luminosità e profondità del suo spirito e dell'attenzione a tutti quelli che incontrava. Incontri importanti e duraturi come quelli con Chiara Lubich, il cui ideale dell’unità segnerà profondamente la spiritualità di P. Francesco Saverio, Silvestra Tirri, Mons. Aurelio Signora, Elisa Springer, M. Anna Maria Cànopi, le Serve di Dio Nina Lolli e Nina Lanza. Con tutti avrà una fruttuosa fraternità spirituale.

È il 13 ottobre 1990 quando il Beato Papa Giovanni Paolo II lo nomina Arcivescovo Prelato di Pompei e Delegato Pontificio per il Santuario mariano. Riceve l'Ordinazione episcopale da S.E.Re.ma il cardinale Michele Giordano, Arcivescovo di Napoli, il 7 dicembre 1990 a Pompei. La gioia di trovarsi in un Santuario mariano e il giusto timore per l'incarico ricevuto, lo accompagna alla meta. Si presenta all'appuntamento dell'Ordinazione Episcopale privo di ogni segno esteriore di ricchezza.

Lo stile di vita povero del “frate” Francesco Saverio è continuato anche dal “Vescovo” Francesco Saverio.

Nel 2000, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico, rinuncia al governo della Prelatura di Pompei, rinuncia accolta dal Santo Padre il 17 febbraio 2001.

Leggendo i suoi scritti e ascoltando coloro che lo hanno conosciuto, si incontra, nell’unanime testimonianza, un uomo ricolmo di Spirito Santo che ha trascorso la sua esistenza nell'impegno per far spazio nella sua vita a Gesù, per imparare da Lui a guardare la realtà con gli occhi del Padre.

Il suo dies natalis è il 7 aprile del 2007. Per sua volontà sarà sepolto nella cripta del Santuario della Beata Vergine di Pompei per fare da “piedistallo sotterraneo al trono di Maria”.

Fr. Carlo Calloni, OFMCap
Postulatore Generale   

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