Ordo Fratrum Minorum Capuccinorum IT

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updated 11:54 AM UTC, Mar 20, 2024

Intervista con fr. Roberto Genuin

L’intervista con fr. Roberto Genuin, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini, realizzata dai Frati della Provincia della Spagna nell’agosto 2021.

Ringraziamo i frati per aver condiviso con noi questa intervista.

Il testo è la trascrizione dell’intervista del video. Il riversamento è di Tarcisio Mascia OFMCap.

Invitato a presentarsi.

Sono fra Roberto Genuin - (notate “Genuin”, manca solo una “o” per essere perfetto [detto con un   sorriso, ndr]) -, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini. Sono nato nelle Dolomiti. Tutti sapete dove sono le dolomiti: alta Italia, Veneto, in montagna, in un piccolo paese di montagna.

Già dagli anni delle elementari avevo avuto mezza idea che sarei diventato sacerdote. Poi ho conosciuto i frati, sono entrato tra i frati, sono diventato religioso, sacerdote; ho fatto tutti gli anni di seminario; dalle medie in poi sono sempre stato all'interno del percorso formativo dei Frati Cappuccini del Veneto.

Terminata l’Ordinazione, sono stato a mia volta incaricato della responsabilità del Seminario minore per 4-5 anni; poi mi hanno inviato a Roma a studiare per la laurea in Utroque Iure (diritto canonico e diritto civile). Da lì in poi, sono stato guardiano a Venezia, poi 9 anni Vicario Provinciale, 9 anni Provinciale; un anno di intervallo nel quale finalmente stavo in pace: e invece mi hanno eletto Ministro Generale dell'Ordine. Da tre anni sono Ministro Generale dell’Ordine.

Come è stata la sua elezione a Ministro generale?

A dire la verità, nell’elezione a Generale, stupendomi di me stesso, ero molto sereno. La fortuna nostra è non che andiamo in cerca delle cariche. Cerchiamo di fare meglio che possiamo, dove siamo, e dopo ubbidiamo anche allo Spirito quando suggerisce. Quindi ero molto sereno. Se i confratelli mi hanno voluto là, se il Signore mi ha voluto là, mi sarei messo a disposizione con le mie doti, ma senza preoccupazione; non sono io che conduco l’Ordine, che conduco parte della Chiesa, no, no, … è nostro Signore! Certo il Signore chiede la nostra collaborazione.  Ma è stato tutto molto sereno. Forse anche per tutta l’esperienza passata; perché l’esperienza di responsabilità aiuta a maturare indubbiamente una capacità di sopportazione, di vedere che anche nel contesto di una responsabilità così grande, lo possiamo fare, senza grandi difficoltà, con l’aiuto del Signore e con l’aiuto dei fratelli, perchè siamo in tanti che collaboriamo insieme.

Quali sfide deve oggi affrontare l'Ordine dei Cappuccini?

Questo è un sessennio che voi potete immaginare quanto sia difficile, per il fatto che il mio servizio come Ministro Generale è molto limitato dal non poter andare a visitare i frati. L’ho potuto fare per un anno e mezzo, prima della pandemia, e dopo sono stato quasi bloccato del tutto. Quindi tutte le iniziative a livello mondiale, di Ordine, di zone, che continuamente sono state rimandate: questo crea non poche difficoltà. Ma lo stesso, dico, è il Signore che porta avanti! Cerchiamo di animare on-line un po’ questo grande Ordine, che presenta grandi diversità. Siamo tutti Cappuccini, ma la cultura è molto diversa: Africa, Asia, Sud-America, Nord America, Europa. Interessante. Una grande vivacità. Però nel mio servizio indubbiamente sono un po’ limitato, perché non è lo stesso conoscere i frati, o le realtà, attraverso relazioni scritte e conoscerli invece attraverso l’esperienza diretta, insomma il contatto diretto. Speriamo che pian piano si apra… Adesso sono riuscito ad arrivare in Spagna… anche questa rimandata più volte … quel poco che si può, si fa volentieri.

Un bell’Ordine il nostro, ... grande!

Come si affronta nell’Ordine la sfida delle vocazioni?

Io direi, prima di tutto ai frati europei che vivono un momento di scarsissime vocazioni, io direi che la mano del Signore, il braccio del Signore non si è accorciato. Sa il Signore come condurci. Detto questo, direi anche agli europei: “Datevi da fare!” Non è vero che la gente è insensibile al messaggio di Dio, alla chiamata di Dio. Non è vero! Il problema è che forse non sempre troviamo le formule giuste per essere efficaci presso i giovani di oggi. Qui bisogna lavorare con tutto l’animo, senza disperare. Quando meno ce l’aspettiamo il Signore fa delle cose straordinarie, suscitando vocazioni anche dove non penseremmo. Pur essendo questo un periodo che umanamente mette in difficoltà i frati, chiaro! Siamo in decrescita molto forte, qui. Poi però, anche avere una visione globale dell’Ordine, che permette di dire che, mentre qui siamo in decrescita, in altre zone però siamo in crescita, anche molto accentuata. Nel corso della storia ci sono state anche qui in Europa molte variazioni anche tragiche, con la soppressione degli Ordini religiosi. Gli Ordini sono sempre ripartiti, dopo. È nella mano di Dio più che nella nostra il percorso che facciamo. Questo ci dà molta forza e molta serenità. Le cose non vanno bene perché saremo tanti di numero, le cose andranno meglio, sempre meglio, se saremo fedeli alla nostra vocazione; con più autenticità!

Cosa vuol dire essere oggi cappuccino?

Chissà quante volte si è risposto a queste domande. Io vorrei limitarmi semplicemente a dire qualcosa, pensando al contesto attuale nel quale siamo stati costretti ad essere isolati, molto isolati. Noi come cappuccini che sperimentiamo la vita e la spiritualità di San Francesco, abbiamo una forza enorme nella fraternità, che noi stessi dobbiamo riscoprire in tutta la sua ampiezza. Questo vuol dire apertura, vuol dire accoglienza di tutte le persone, vuol dire semplicità di rapporto. Io credo che un’altra forza nostra, proprio tipica dei cappuccini sia la semplicità di rapporto. Se riusciamo a recuperare con la gente un rapporto cordiale, ma proprio cordiale, semplice, possiamo entrare ovunque dal più piccolo, dal più povero, dal più emarginato al più grande sulla faccia della Terra. Con la semplicità umile.  Direi queste due cose; non è tutto evidentemente, ma secondo me questi due aspetti sono proprio importanti oggi. Se diamo la testimonianza che si può vivere in armonia anche con persone di paesi diversi, di estrazione diverse, di culture diverse, di doti anche diverse: questo aspetto, che è un dono di Dio, ma anche l’altro, la capacità di esserci tra la gente in maniera semplice; queste credo siano le nostre due più grandi forze oggi.  

Come ha vissuto l’Ordine l’esperienza della pandemia?

Io risiedo a Roma, in una grande fraternità: siamo quasi quaranta. È stato interessante vedere che nonostante siamo tutti religiosi, tutti cappuccini, però le reazioni di fronte alla pandemia dipendono molto dalla persona: non sono tutte uguali. Ha creato non poca preoccupazione nell’Ordine, perché sono stati abbastanza i frati contagiati e un buon numero di morti (sono quasi un centinaio). Siamo presenti in tutti gli angoli della terra e quindi è facile capire questo …. Quel che ha portato di buono indubbiamente secondo me, una riflessione sulla nostra realtà, su come corrispondere al Signore oggi e, a proposito di questa intervista, forse dobbiamo imparare a utilizzare meglio i mezzi di comunicazione di questo genere.  Penso, quel che siamo stati in grado di animare è stato attraverso i social media, i contatti virtuali, che non sostituiranno mai il rapporto personale, però indubbiamente in alcuni casi probabilmente abbiamo imparato che favoriscono un più agevole muoverci, condividere e affrontare le difficoltà. Io direi queste due cose. Poi, l’ho anche scritto, per me è stato molto bello: in diverse aree del mondo, dove siamo presenti, l’apparato pubblico non aiutava nulla, nulla; nei villaggi, niente, niente - Covid o non Covid, - non arrivava nessuno. Noi per quanto abbiamo potuto abbiamo aiutato diversi progetti di piccole fraternità che andavano per i villaggi a portare il minimo necessario, un po’ di viveri, un po’ di sapone, un po’ di mascherine …. Molto bello veder le foto, in giro, di questi frati che nonostante la pandemia sono in mezzo alla gente, a distribuire queste cose! Piccola, piccola goccia, perché non è che siamo una potenza; siamo in tanti, ma … però molto bello. Se anche la Pandemia torna a favorire questo servizio così umile per gli ultimi, a cui nessuno guarda, sarà piccolo ma vale tanto agli occhi di Dio! Moltissime iniziative in questo senso ci sono state anche nelle nostre fraternità; moltissime, moltissime.

I social network sono uno strumento di evangelizzazione?

Ottimi mezzi, probabilmente da utilizzare di più per il futuro e con alcune precauzioni; non sostituiscono mai il rapporto personale, questo è indubbio! Però ci sono state molte iniziative in giro: per esser vicini alla gente, per una preghiera al mattino, per sentire come stanno, per trasmettere le celebrazioni, quello che era possibile, per trasmettere catechesi … tanti si sono attivati in tanti modi. Sono stato contento di questo, non potendo fare altrimenti ….

Cosa vorrebbe dire a chi vedrà questa intervista?

Direi che il nostro Signore, è un Signore buono e che fa la vita contenta. Questo lo direi con tutto il cuore… non abbiate paura! Il Signore fa la vita contenta! Che non significa una vita senza problemi, senza difficoltà, senza sacrifici, - non esiste una vita senza questo -  però Dio immette in questa vita nostra, che è un passaggio faticoso a volte, mette tanta energia, tanta semplicità.  C’è la possibilità, in buona armonia con il Signore, di essere sereni nonostante tutto, anche di fronte alle difficoltà più gravi. Questo direi!

Una domanda sulla formazione.

Noi abbiamo avuto nell’ultimo Capitolo Generale l’approvazione della Ratio Formationis Ordinis, di tutto l’Ordine. Evidentemente i criteri generali che ci rappresentano, i valori che ci contraddistinguono, e come cercare di attuarli nel contesto di questo mondo oggi. Ripeterò sempre che è un documento formidabile, non solo perché è stato costruito con la partecipazione la più ampia possibile di tutti i frati, ma perché proprio nelle parole che usa, nelle modalità con cui esprime i valori, è proprio nostro! Esprime proprio la nostra sensibilità.

Ora qual è la sfida grande? Oltre ad avere delle indicazioni abbastanza concrete, seppur generali, la sfida grande è tradurre a livello delle diverse culture gli stessi valori; non solo tradurre gli stessi valori ma anche nella stessa modalità. Perché la modalità stessa trasmette un valore!  Questa è la grossa forza, secondo me, della nostra Ratio. Chissà quanto tempo ci metteremo, ma indubbiamente nel poco che ho potuto girare, dico: e com’è? Adesso queste cose qua mi sembra che non corrispondono nell’oggi alla nostra vita…

“Prendete la Ratio, ragionateci su!” Provate a tradurla in questa cultura, … come si traduce il rispetto per la famiglia, il rapporto con il denaro … Non l’abbiamo recepita ancora tutta, evidentemente. Queste sono cose che dicono un’identità che deve diventare concreta. E questo non si fa in pochi anni. Un grandissimo lavoro avere fatto una Ratio così, è chiaro che adesso, pian piano … accompagnando, accompagnando … perché abbiamo bisogno. C’è poco da fare!

Se riusciamo a tradurlo, diamo anche vitalità forte all’Ordine... forte! Secondo è quello che ci chiede il Signore oggi.

Come si alimenta il senso di appartenenza all'Ordine?

Risponderei così; non so se rispondo proprio a tono, ma risponderei in questa maniera: a me non piace, per la sensibilità nostra, non piace tanto il dover dire “faccio pubblicità”, “mi mostro per attirare”: abbiamo tante cose buone, tante; ma noi di solito non è che le mettiamo su un piedistallo per dire che siamo bravi. Quindi, quello che vale di più, e abbiamo alcune esperienze interessanti in questo senso, indubbiamente rimane la testimonianza, semplice. Posso parlare di vita fraterna, posso parlare di rapporto con la gente, ma se dopo sto sempre chiuso in casa mia, … ne posso parlare benissimo, ma manca l’efficacia. Guardando dall’altro lato, non dobbiamo neanche aver paura di proporre, di proporre, però; e sotto questo aspetto dire: “Vieni, prova…”. Il Signore chiama, ma chiama anche attraverso il fatto che qualcuno di noi si attivi a dire:” Vieni e prova”. Quindi sono i due ambiti. Sicuramente non voler essere chissà chi, non ci interessa questo. Non viviamo per questo. Cerchiamo di fare le cose bene. Qualche volta sbagliamo ma ci sono anche reazioni molto buone. D’altro canto appare in qualche ambito dell’Europa questa specie di sfiducia, come dire “Se il Signore vuole, si arrangia … noi stiamo tranquilli”.  Non è così che opera il Signore! Il Signore opera, indubbiamente, ma chiede la nostra collaborazione. Quindi anche chiamare e predisporre percorsi, pensare che offerte facciamo, ecc., questo è l’altro lato e dobbiamo farlo a nostro modo.

Come sono visti i frati anziani all'interno dell'Ordine?

Ieri sera a cena discutevamo della realtà qui… tanti anziani… di un certo articolo dello Statuto della Provincia o delle Elezioni per la Provincia, citando proprio il discorso: “ma i giovani, ma i vecchi … ma i giovani, ma i vecchi!” Nella mia esperienza, io sono vissuto in tante fraternità, diverse fraternità, anche con molti anziani; ma io ho sempre detto: è una ricchezza infinita! Faccio proprio fatica a percepire che ci siano divisioni: perché i giovani hanno una sensibilità …gli anziani … certo che man mano che vengono avanti siamo diversi, ma questa è una ricchezza. Veramente nella vita mia ho trovato una ricchezza … Prima di essere Generale, ero guardiano in una fraternità, dove c’erano 25 frati, con età media 80,5. Non mi sono mai trovato così bene! Mi facevano poi tanti di quei servizi, … chiaro da persone ottantenni, o di più, quindi non si può neppure… ma mi facevano tanti di quei bei servizi… dico: “continuate così fin che potete, fin che riuscite!”. Per cui, cosa devono dare? Danno una enormità!

Quando dico che la testimonianza è quella che vale di più, … io non lo so nella vita degli altri, ma nella vita personale di crescita anche della nostra vocazione, la testimonianza dei fratelli più anziani che sono solidi in alcuni valori, con i loro limiti ma, forse mi ha educato più di tutti i miei educatori che ho avuto in vita mia. Non so se mi spiego?! Perché dopo, gli educatori dicono, parlano, ma dopo quel parlare dev’essere concretizzato nella vita concreta della persona.

Fonte: https://www.hermanoscapuchinos.org/video/96/entrevista-a-fray-roberto-genuin